
Sabato mattina. Ore 8. Diciannove ragazzi in divisa di rappresentanza, qualche genitore, tre allenatori. Facce vispe, la sveglia non è un problema se c’è di mezzo il calcio. Tutti pronti per salire sul pullman con il proprio zaino. Tutti tranne uno, ma questa è un’altra storia…
Il viaggio procede senza intoppi, i ghepardini e i loro allenatori arrivano puntuali all’albergo. La hall si riempie subito del vociare allegro della squadra, che accompagna il check-in, l’ispezione delle camere e i preparativi per scendere in spiaggia.
Sui volti dei giocatori, imbiancati dalla crema solare, non si legge nessun segnale di tensione per le partite dei giorni a seguire, ma solo la felicità e la voglia di passare tre giorni tutti insieme, e va bene così, l’ossessione per il risultato la lasciamo ad altri.
Mentre il bagnino tiene d’occhio l’orda di Unni che si tuffa in mare i tre mister provano a delineare la formazione per l’indomani, prima seriamente, poi decidono di buttarla in caciara chiedendo pareri a tutti i membri della squadra, fingendo di prendere in considerazione gli improbabili 4-6-0, le difese a 2, i centrocampi a 5 e chi suggerisce di mettere i portieri in attacco.
Nel pomeriggio si svolge la cerimonia di apertura del torneo: tutte le squadre sfilano lungo la pista di atletica reggendo con orgoglio i loro striscioni, mentre i sostenitori urlano e agitano fumogeni. Alla fine della cerimonia nell’aria si respira l’ambizione di vincere il torneo, l’emozione per la capacità di questo sport di unire le persone, e la consapevolezza che lo striscione della Ghepard 2011 sia oggettivamente il più bello (grazie mille Carlo, sei un grande !).
La serata prosegue con la cena in hotel, il trionfo del PSG visto tutti insieme nella hall, il frigo dei gelati che si svuota sempre di più, e si conclude con una passeggiata per le strade di una Cesenatico deserta, di cui presto ne diventiamo i padroni. È anche il compleanno del nostro Ahmad, che verrà festeggiato anche l’indomani, così come il giorno successivo. Auguri Ahmad!
Mattina del secondo giorno: i tre mister sono felici di constatare che tutti i ragazzi hanno superato la notte, non scontato. Le cameriere dell’hotel portano in continuazione vassoi di cornetti, nel vano tentativo di sconfiggere la fame ingiustificata e ingiustificabile della squadra.
All’arrivo al campo si respira un’atmosfera bella, i ragazzi sono concentrati ma tranquilli, proprio come dovrebbe essere. I primi avversari sono i modenesi del PGS Smile. La partita è avvincente, i nostri ragazzi si trovano sotto di due reti all’intervallo dopo un primo tempo complicato. Non perdono però la fiducia e la motivazione, e nella ripresa si buttano a capofitto nella ricerca della rimonta. Non basta il gol di Barra a riportare la partita in parità. Finisce 2-1 con il rimpianto per la prima frazione di gara che viene presto soppiantato dal buon secondo tempo disputato. Testa al pomeriggio.
Dopo il pranzo e una breve siesta è già tempo di giocare. Questa volta contro l’Atletic Progetto Montagna di Castelnovo de’ Monti (Reggio Emilia). L’atmosfera è positiva, i ragazzi hanno voglia di riscatto dopo la sconfitta della mattina e scendono in campo con un piglio diverso. Ci portiamo subito sul 2-0 con le reti di Cogo e Soffritti, ma la reazione dell’Atletic non si fa attendere e il risultato viene ribaltato. Se alla fine della prima partita si era rimasti soddisfatti della prestazione, adesso la delusione è tanta e i ragazzi sono i primi a saperlo. Dal ritorno in hotel fino al dopocena il silenzio è tombale. Dopo aver mangiato la squadra si ritrova nella hall senza gli allenatori per parlare liberamente. Finita la riunione la delusione è ormai smaltita, soppiantata dalla volontà di godersi l’ultima sera tutti insieme e dal desiderio di riscatto rappresentato dalla partita dell’indomani. Il calcio offre sempre l’occasione per rialzarsi.
Ritornato il buonumore è tempo di fare l’ultima passeggiata per le strade di Cesenatico, con i gelatai che ci accolgono con eccessivo entusiasmo, consapevoli del fatto che una clientela come la nostra difficilmente sarà rimpiazzabile.
Ultima mattina. L’umore è alto, la voglia di giocare c’è, la fame è tanta, in tutti i sensi. Le cameriere impallidiscono al nostro ingresso nella sala. Sconfitte ancora.
Arrivati al campo dal pullman scende una squadra diversa rispetto alle precedenti partite: più compatta, più concentrata, decisa a dare ogni goccia di sudore per uscire dal torneo a testa alta. Affrontiamo i ragazzi dell’Angelana 1930 di Assisi in una bella mattinata in cui la temperatura sarebbe perfetta per cuocere una bistecca.
La partita è combattuta, fisica, ma sempre nei confini della sportività. Entrambe le squadre giocano una bella gara, non risparmiandosi mai. Alla fine la spuntano i ragazzi di Assisi grazie a un bellissimo gol da fuori area, ma al termine del match sui volti dei ghepardini non c’è tristezza, bensì la consapevolezza di aver fatto il massimo, e non c’è nessun motivo per non uscire a testa alta dal torneo di Cesenatico.
Dopo il pranzo, qualche ora di riposo e le foto di rito è tempo di salire sul pullman per intraprendere il viaggio della speranza lungo la A14, più affollata della tribuna il giorno dell’inaugurazione.
Alla fine del torneo è tempo di fare un bilancio dell’esperienza: la prima cosa a cui si potrebbe pensare sono i risultati, certamente non quelli che avremmo voluto prima di partire, ma è davvero questo l’unico aspetto che conta? Secondo noi no. Per tre giorni siamo stati a contatto con un gruppo di ragazzi alla loro seconda esperienza in tornei di questo tipo. Li abbiamo visti scherzare tra di loro, giocare. Li abbiamo visti arrabbiarsi dopo episodi sfavorevoli, essere delusi dopo le sconfitte, ma mai arrendersi. Si è riso tanto, si è pianto un po’, ci si è alterati il giusto, ci si è divertiti un mondo. E il divertimento è ciò che alimenta la passione per lo sport, giocare per il gusto di farlo assieme ai propri amici. C’è una frase che recita: “Chi si diverte non perde mai”, e se dobbiamo prestarle fede magari non siamo tornati a casa con una coppa, ma di sicuro abbiamo vinto. Forza Ghepard!










